Il lancio betting exchange rappresenta un’occasione importantissima per il settore scommesse in Italia di raggiungere gli standard qualitativi dell’offerta inglese ed europea in generale. Ma il betting exchange italiano è nato portandosi dietro 4 peccati originali che potrebbero mettere a repentaglio il successo e l’espansione di questa modalità di gioco nel nostro paese.
PROBLEMI DEL BETTING EXCHANGE IN ITALIA
Molti siti vi stanno propinando il betting exchange targato AAMS come un prodotto di successo e definitivo. Noi di Skillandbet, da sempre molto critici verso le scelte di AAMS e della chiusura dei mercati, abbiamo analizzato le problematiche insite nel betting exchange così come è stato concepito per l’Italia.
Il problema più grosso è rappresentato dai prelievi.
AAMS impone agli operatori che offrono betting exchange il divieto di prelevare la totalità dei fondi depositati sul proprio conto, ma solamente le eventuali somme vinte. In pratica, se depositi 1000€ e, ad un certo punto, ti trovi con 1500€ nel tuo account, potrai prelevare soltanto 500€. Gli altri 1000€ sono destinati a morire nel tuo conto? Come è possibile imporre una regola così stupida? E quanto passerà prima che i players e i traders si stanchino?
Un altro enorme svantaggio lo si nota appena si inizia a giocare: la liquidità.
La fortuna del betting exchange negli anni è stata fondata sulla convenienza delle quote. Ma l’Italia è un mercato troppo piccolo per “scatenare” la guerra di quote a cui si assiste sul .com. Il risultato è abbastanza scadente: in molti mercati la lavagna rimane molto distante dal 100% (il payout ideale spesso raggiunto su betfair.com). Spesso, inoltre, ci si deve accontentare di quote più basse della miglior quota offerta, in quanto su quest’ultima non c’è molta liquidità offerta. Se si considera l’ingresso di altri competitors (Betflag in primis e forse Sisal), la situazione non può che peggiorare.
Una grossa mano potrebbe arrivare dalla liquidità comune. Negli ultimi giorni si è parlato di accorpare UK, Spagna ed Italia. Sarebbe già un grossissimo passo avanti.
Anche le commissioni non ci convincono.
Se è vero che Betfair ha mantenuto la stessa struttura commissionale del .com (si parte dal 5% sui guadagni netti a scendere), la normativa prevede che gli operatori possano prelevare fino al 10%. E Betflag, a quanto pare, sembra orientata proprio sul 10% come commissione di partenza.
Tali commissioni, a calcoli fatti, rendono le quote del betting exchange meno convenienti di quelle offerte dai bookmakers tradizionali anche nel 40-50% dei casi (dipende dai mercati). Un dato mostruosamente alto per il betting exchange.
A nostro avviso, tenendo conto della scarsa liquidità e della conseguente lavagna molto lontana dal 100%, le commissioni applicate sulle vincite nette nel betting exchange non dovrebbero superare il 3%.
Ultimo problema, ma non per questo di minore importanza, è il palinsesto.
Se sul .com è possibile scommettere sui decine e decine di sport, centinaia di mercati per ognuno di essi, sul betting exchange .it l’offerta di gioco è al momento limitata solo alle principali competizioni di calcio e tennis (e qualche partita qua e là di basket ma con liquidità pressochè nulla). Troppo poco per attirare il grande pubblico, ma soprattutto tutti gli estimatori del Punta e Banca che hanno dovuto forzatamente abbandonare il betfair.com. L’assenza delle scommesse sull’ippica inglese è una vera e propria catastrofe.
La nostra speranza è che chi muove i fili in Italia si renda conto di tutti questi problemi e trovi una soluzione affinchè gli scommettitori italiani abbiano pari diritti e pari opportunità rispetto ai “colleghi” europei.
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